Questo libro dal titolo credo più astruso che io abbia mai letto, è stato pubblicato dalla casa editrice Nord prima di diventare Casa Editrice Nord, e tradotto in italiano dall’originale “Mockingbird” che significa mimo, e che nella fattispecie pare sia una razza di uccello che si chiama mimo e imita il canto degli altri uccelli. Per non ricorrere in futili digressioni procediamo col dire che la Mondadori nella sua collana Oscar Fantascienza, esattamente un mese dopo la pubblicazione della Nord, l’ha rinominato nel più impersonale “Futuro in trance”.
Fatti editoriali a parte, si tratta sempre dello stesso libro scritto da Walter Tevis, lo stesso scrittore che scrisse “L’uomo che cadde sulla terra” recentemente ripubblicato da Minimum Fax, oltre ad altri due titoli non di fantascienza come “Lo spaccone” e “La Regina degli scaccchi” ma insomma qui non stiamo facendo pubblicità alla Minimum Fax, e allora veniamo a noi:
Il romanzo è già scritto tutto in copertina. Una volta si usava così.
Questo libro, e questa particolare edizione col titolo strambo, me lo ha regalato la mia amica Rugiada dopo averlo trovato per caso nella libreria di suo babbo, credo, e dato che gli era particolarmente piaciuto, di questo sono sicuro, ha pensato bene di regalarlo anche a me, e anche se a me i libri di fantascienza non è che mi piacciono tanto, alla fine volevo dire a Rugiada che mi è particolarmente piaciuto anche a me.
La storia: ma prima della storia è necessaria una premessa. La premessa: ho riletto la storia per come l’ho descritta qua sotto, ed è veramente deprimente. Più che altro per come è stata scritta. Però il libro è bello. Ricomincio. La storia: siamo a New York in un tempo imprecisato del futuro (gli anni vengono contati in gialli), gli uomini vengono educati a non pensare, (
“non fare domande, rilassati”), e riempiti di marijuana per assuefare la mente anche grazie a pastiglie denominate
sopor, parte della popolazione è serenamente chiusa in “dormitori” imbottita di droghe e norme individualiste come quella della privacy per cui non ci si può guardare negli occhi, chi rimane fuori tenta il suicidio bruciandosi vivo – se essere vivo in una condizione del genere si può definire vivo – oppure non lo fa perché è talmente rincitrullito che non ci pensa. Non si legge più perché non esistono più i libri e allora nessuno sa leggere. I film non esistono. Non si fa più all’amore perché il sesso “è meglio svelto”. Non ci sono più bambini. Nessuno fa più caso alla manutenzione della città e la vegetazione cresce spontanea sui palazzi e lungo le strade come fosse una giungla però d’asfalto ma non
questo. Per spostarsi si usano gli autobus a pensiero, e poi ci sono un sacco di robot a immagine e somiglianza dell’uomo, come uno dei protagonisti, Spofforth, il quale è il robot più nero che si sia mai visto sulla faccia della terra, primo perché è di colore, e secondo perché è un robot davvero triste. Triste nel senso malinconico. E poi è Intelligente. E sempre restando in tema di “i”, Impotente. Sia per il fatto di non riuscire a modificare la sua situazione esistenziale, sia perché Spofforth è un robot che pensa, e pensa anche troppo, e sa che l’unica cosa che non può fare è riprodursi. Oltre a lui ci sono Bentley, un professore che sa leggere, dote rara anche ai giorni nostri, e Mary Lou, una donna fuori dal tempo anche per quel tempo lì così futuro. Insieme formano lo sviluppo della storia.
Dimenticate tutto quello scritto qui a fianco. Questa edizione deve essere stata pubblicata cinque minuti fa, prima non c'era. Mi scuso con le parole usate nei confronti dei meccanismi dell'editoria di oggi, e rilancio il rimborso a 5.50 euro (IVA inclusa).
Una storia dove c’è dentro una storia d’amore, un processo per convivenza, dovrebbero farlo anche ai giorni nostri in certi casi, un arresto, una fuga disperata, un gatto, il mare, l’Empire State Building, tutti elementi messi lì come fossero tag, e poi c’è un riscatto dell’uomo nei confronti di un mondo meschino e crudele, che è una frase fatta trita e ritrita, ed è proprio per questo che ce l’ho messa.
Leggetelo questo libro, scrivo un po’ sprovveduto ma non consiglio mai sprovveduto. Non è un libro da isola deserta, a meno che nell’isola deserta non ci si possa portare un centinaio di libri, però vi rimborso il prezzo del libro se non vi piace. Ma vi deve fare proprio schifo, dunque siate sinceri.
Il fatto che il libro sia fuori commercio da almeno vent’anni la dice lunga sia sui meccanismi dell’editoria di oggi, sia sulla mia proposta di rimborso che al massimo rimborserà l’equivalente di 4000 lire se trovate l’edizione Mondadori, e niente in caso di editrice Nord perché non c’è il prezzo.
Io consiglio quest’ultima.